Il vitigno Susumaniello, di probabili origini dalmate, è diffuso da tempo in Puglia, in provincia di Brindisi. Il suo nome deriva dalla sua abbondante produttività che permetteva, letteralmente, di “caricare il somaro”. Diffuso nel brindisino e nelle zone vitivinicole intorno ad Ostuni e Fasano, nuovi impianti si possono trovare nella zona dell’Alto Salento a testimonianza della fiducia che i nuovi vignaioli riversano verso la difesa e valorizzazione del proprio territorio anche attraverso i vitigni autoctoni più storici. Il Susumaniello era utilizzato maggiormente in uvaggio con altre varietà della zona, negli ultimi tempi si sta riscoprendo anche in alcune vinificazioni in purezza particolarmente interessanti.

Il Susumaniello è conosciuto anche con i sinonimi di Somarello nero, Sumariello nero, Zuzomaniello, Cozzomaniello, Zingariello (testimonianza delle sue origini Dalmate), Grismaniello e Lacrima di Puglia. Pianta che trova la giusta dimensione se allevata ad alberello, si presenta di buona vigoria e buona tolleranza alle malattie crittogamiche. Grappolo di media grandezza con acino medio, buccia di colore nero-bluastro, pruinosa, molto spessa e di media consistenza. La piena maturazione e la vendemmia di solito vengono effettuate dopo la seconda decade di settembre. Dal susumaniello si ricava un vino di un rosso rubino intenso con sentori un tantino rustici dove prevale il fruttato-vegetale.

Il vino si presenta limpido di un rosso rubino molto intenso con riflessi violacei sull’unghia del bicchiere, consistente. L’olfatto si presenta intenso con sentori vinosi e fruttati di frutta rossa polposa come l’amarena, prugna e confettura di more selvatiche, seguono profumi vegetali di foglia di vite, speziati di pepe verde e accenni di foxy, seguono lievi sentori tostato-vanigliati che rendono l’olfatto complesso e fine. Al gusto è un vino secco, caldo e morbido, per quanto riguarda le durezze si presenta sapido e abbastanza fresco, in questo caso l’acidità segna il passo a favore della sapidità e i tannini sono presenti ma ben addomesticati, per niente ruvidi ed irruenti, i sei mesi passati in barrique sono serviti a snervarli e a renderli un tantino meno rustici (ottima scelta). Vino di corpo con un buon equilibrio tra le durezze e le morbidezze, l’alcol in questo caso gioca un ruolo importante e viene aiutato anche dal periodo, seppur breve, passato in barrique. Intenso e di buona persistenza, con un ritorno del fruttato di amarena e prugna che rendono il gusto olfattivo fine. Vino abbastanza armonico, dallo stato evolutivo pronto. Servito alla temperatura di 16° può accompagnare primi piatti saporiti come lasagne al forno, tagliatelle al ragù oppure secondi piatti come carne alla brace, spiedini misti o formaggi di media stagionatura come il Caciocavallo podolico.