Il vitigno Roscetto , veicolo di eleganza, è il Trebbiano giallo , menzionato per la sua qualità dal naturalista Giuseppe Acerbi e descritto come uva dalla “polpa duracina e zuccherina”.
Coltivato in molte regioni come Lazio, Lombardia, ma anche Puglia, Umbria e Veneto, trova nella provincia di Viterbo , precisamente nella zona di Montefiascone, il suo terreno d’elezione.
Da queste parti è meglio conosciuto come Roscetto a causa del colore “ quasi rosso” che prende la buccia dell’acino una volta maturo ed è parte integrante insieme al Trebbiano toscano e alla Malvasia puntinata della DOC più rappresentativa della zona : l’Est Est Est di Montefiascone , nella quale è previsto in una percentuale che va dal 25 al 40 % .

Le sue origini, pare, derivino dalla Francia e strettamente legate al periodo in cui Viterbo, nel 1257, fu sede pontificia. Da allora è presente in zona, come testimoniano, appunto, alcuni documenti dell’epoca e dei secoli successivi, che elencano alcuni vini laziali realizzati proprio con le uve Roscetto. Studi effettuati sul Dna del vitigno hanno dimostrato, comunque, che le sue origini derivano da una famiglia di uve Greco, ed il suo nome sembra sia legato al colore della sua buccia che, in fase di maturazione, passa dal verde, al giallo fino ad assumere una singolare tonalità di rosa.

Il Roscetto ha un grappolo di medie dimensioni, dotato di una foglia media e di grandi dimensioni, dalla buccia spessa e molto pruinosa, di colore giallo intenso che, come dicevamo, con la maturazione tende ad un colore leggermente più scuro. È un vitigno che subisce l’attacco della muffa nobile, la botritys cinerea, capace di dare in particolari annate vini dolci di grande intensità e freschezza.

Dal colore giallo dorato, nel bicchiere si fanno spazio profumi di frutti esotici ed agrumi ben amalgamati con una sottile nota di burro fuso che attenua i sentori fruttati rendendo il vino accattivante e il naso pronto per cogliere un finale tutto minerale con rimandi alla pietra focaia che è il marcatore tipico del rapporto tra il vitigno e le colline lacustri.
In bocca ripresenta perfettamente la progressione precedentemente declinata, mantenendo una buona l’acidità e regalando una lunghissima persistenza gustativa.
Da provare con innumerevoli piatti e tra i più disparati: da arrosti di carne bianca o di pesce, a preparazioni più complesse dal sapore agrodolce.