ll Nosiola è un raro vitigno a bacca bianca autoctono trentino, coltivato in pochi ettari e utilizzato raramente.

L’origine del nome, nosiola, non è certa, potrebbe riferirsi al finale del vino dal gusto amarognolo, che ricorda appunto la nocciola o al colore ambrato degli acini maturi.

Viene considerato comunque l’unico vitigno bianco autoctono della regione, anche se è scarsamente considerato,  in quanto fornisce più aroma che corpo ai vini, quindi molto leggeri, specialmente in alcool, anche se dissetanti.

Viene coltivato sulle colline lavisane, a qualche chilometro da Trento, nella zona settentrionale. Il sistema di allevamento è quello classico della pergola trentina.

I vigneti sono abbelliti dalla vecchia tradizione di affiancarli con degli stupendi roseti. Questi anticamente venivano utilizzati come antiparassitari, oggi inutili grazie alle moderne tecniche.

Il vitigno si presenta cespugliosa, e molto vigorosa, con i tralci color nocciola, caratteristica che fornisce lo spunto del denominare il vitigno. La sua coltivazione, prima molto praticata, ha subito una brusca inversione di tendenza a partire dagli anni 50 del Novecento, tanto che le superfici vitate oggi sono di appena un centinaio di ettari, sparsi tra la Valle Sarca e la Valle dei Laghi. Qui le uve vengono anche sottoposte ad appassimento per una piccola produzione di Vino Santo. Al vitigno sono stati preferiti lo Chardonnay e il Pinot, per produrre vini spumanti, tra l’altro molto pregiati.

Il Nosiola è un vitigno generalmente vinificato in purezza, che fornisce vini di gradazione alcolica molto bassa, ma rinfrescanti, con una bella spalla acida e gusti fruttati. Comunque è un vino molto dissetante, un ottimo aperitivo oppure associato a piatti delicata classici della regione. Ma è ottimo anche con le ostriche e con i crostacei, oppure i frutti di mare crudi. Anche i piatti a base di verdure e pesci di fiume sono ottimi per questo vino, così come i formaggi freschi.

Per tentare di arricchire il vino si effettuano dei piccoli affinamenti in legno. Al gusto e nella gamma olfattiva si sentono leggeri sentori di nocciola, altro motivo per cui secondo alcuni è stato dato il nome Nosiola al vino. I retrogusti sono leggermente amarognoli ma la persistenza non è prolungata. Il vino va bevuto quindi giovane, incapace di invecchiare.

Il vino quindi ha un sapore leggero, e quindi la fermentazione va effettuata in acciaio, mentre l’affinamento in legno deve essere molto breve, in modo che i tannini ceduti dalla botte non coprano gli aromi delicati del vino. Il legno scelto è di acacia.

Il Nosiola viene spesso tagliato con un pochino di Chardonnay per arricchirlo di aromi e profumi, previsto anche nella legislazione della apposita denominazione. Così, a dispetto della sua rarità, sono molti i produttori che vinificano ottimamente questo vitigno, anche in versione Vin Santo, molto pregiata e apprezzata dagli addetti ai lavori e dagli intenditori.

La Nosiola in versione secca si degusta avendo cura di stappare la bottiglia una mezz’ora prima della degustazione per favorire l’ossigenazione di eventuali note di riduzione dovute al processo di vinificazione. Utiizzare un calice di dimensioni medie a luce sufficientemente larga per favorire la diffusione dei profumi. Temperatura di degustazione, 10-12°C.

Ottimo come aperitivo, la Nosiola si sposa perfettamente con i piatti a base di pesce di acqua dolce, di verdure e carni bianche. La  Nosiola Vendemmia tardiva è ideale abbinata a formaggi erborinati o stagionati e dal gusto deciso ma  si accompagna anche a piccola pasticceria e biscotti secchi.