L’Aglianico è un vitigno rosso coltivato in Basilicata e Campania. Il vitigno è stato introdotto negli ultimi anni in California e Australia, dato che si sviluppa in climi prevalentemente soleggiati.

È un vitigno antico, probabilmente originario della Grecia e introdotto in Italia intorno al VII-VI secolo a.C. Una delle tante testimonianze della sua lunga storia è il ritrovamento dei resti di un torchio romano nella zona di Rionero in Vulture, provincia diPotenza. Non ci sono certezze sulle origini del nome, che potrebbero risalire all’antica città di Elea (Eleanico), sulla costa tirrenica della Campania, o essere più semplicemente una storpiatura della parola Ellenico. Testimonianze storico-letterarie sulla presenza di questo vitigno si trovano in Orazio, che cantò le qualità della sua terra natia Venosa e del suo ottimo vino. Secondo altri, il nome originario non deriva da Elleanico o Ellenico che poi divenne Aglianico durante la dominazione aragonese nel corso del XV secolo, a causa della doppia l pronunciata gli nell’uso fonetico spagnolo ma dal suffisso “anicus” che in latino sta ad indicare appartenenza a qualcosa e dal termine “llano” che in spagnolo significa pianura, sicché aglianico non è altro che il vino della pianura, all’epoca romana vino di non qualità e quindi definito latino.

Caratteristiche

Epoca di vendemmia: media o tardiva (ottobre).

Vigoria: medio-alta.

Produttività: abbondante e costante.

Peso medio del grappolo: medio-basso (150-250 g).

Acino: medio-piccolo, forma sferica; buccia molto pruinosa, di colore blu-nero, poca consistenza e medio spessore.

Esigenze colturali: terreni collinari di origine vulcanica, ma si adatta bene anche a tipi di terreno diversi. Soffre le alte temperature estive e invernali dei mesi che non fa tiepido.

Utilizzi: esclusivamente per la vinificazione, di preferenza in purezza.

L’Aglianico è dotato di una carica tannica molto importante, di una buona freschezza e in più è poco produttivo. Talvolta bisogna saper aspettare non meno di 4-5 anni per poter apprezzare la grande ricchezza aromatica e polifenolica che un grande Aglianico sa esprimere. Per non parlare della sua notevole longevità. Se il tappo regge e la bottiglia è ben conservata, un Aglianico ben condotto in vigna e correttamente vinificato e conservato in cantina, può essere apprezzato anche dopo diversi decenni.

La diffusione del vitigno Aglianico ha portato ad una notevole variabilità dei grappoli, tanto che si è reso necessario inserire nel Registro Nazionale delle Uve da vino due tipologie distinte:

  • l’Aglianico di Taurasi in Campania (che ha ben l’85% di questo tipo d’uva)

  • l’Aglianico del Vulture in Basilicata (prodotto solo con uve Aglianico provenienti esclusivamente dai vitigni autoctoni Aglianico del Vulture e/o Aglianico Nero, coltivati nell’area di produzione della DOC in provincia di Potenza).

Per entrambi, il vino viene affinato in legno sia in botte grande che in barrique. Questa procedura aiuta a smussare l’alta componente tannica, presente soprattutto nei vini giovani: il prodotto si addolcisce e il risultato è così uno splendido vino armonico. Sia il Taurasi che l’Aglianico del Vulture richiedono almeno 3 anni di maturazione, mentre per la versione “Riserva” occorrono 4 anni per il Taurasi, di cui 18 mesi in botte di legno, e almeno 5 anni per l’Aglianico del Volture, di cui 24 mesi in botte.