Tutti possono essere classificati come “bollicine”, un termine che non ha nulla di tecnico ed è usato in via molto generica. Le bollicine sono la caratteristica principale che accomuna tutti i vini sopra elencati e non sono altro che l’effetto dell’anidride carbonica trattenuta nel vino. Per capire come avviene questo processo si legga “per gli spumanti ci vuole metodo”.

Ma qual’è la reale differenza? In genere chiamiamo prosecco tutto ciò che è frizzante.

Il prosecco è un vitigno, che per altro non si chiama più prosecco ma glera (questo il nome esatto dell’uva), presente soprattutto in Veneto. Come ogni vitigno lo si può vinificare fermo o spumantizzato. In questo secondo caso si utilizza il metodo charmat.  Il Prosecco avrà una bollicina a grana meno fine e sarà più immediata nel movimento verso l’alto. Se, oggi, però, molti Prosecco hanno un perlage così fine da potere trarre in inganno anche il più preparato degli esperti, il naso invece non mente. Il prosecco vi conquisterà il naso con un piacevole profumo floreale e fruttato, dove sarà facile riconoscere odori di rose, gelsomino, pera, mela, cedro e melone.

Franciacorta e Champagne sono zone di produzione. La prima in Italia, in Lombardia vicino Brescia, l’altra in Francia, ad est di Parigi. Entrambe danno il nome al loro vino principale, il Franciacorta e lo Champagne ed entrambe utilizzano il metodo classico per farlo (che in Francia si chiama metodo Champenoise). Il Franciacorta è una DOCG cioè una denominazione di origine controllata e garantita. E grazie ad una modifica del disciplinare nel 2010 anche il metodo con cui viene fatto si chiama Franciacorta. Per cui, in sintesi con il termine franciacorta si intende: una zona di produzione, il vino DOCG franciacorta e il metodo di vinificazione. Il Franciacorta avrà una bollicina sottile e persistente e il suo perlage sarà così raffinato che noterete una lenta salita delle bolle verso l’alto. Presenterà fragranze di lieviti, biscotteria, pane tostato e crema con sfumature di spezie leggere, frutta secca e disidratata. Le uve ammesse sono Chardonnay e/o Pinot Nero (è permesso l’uso anche del Pinot Bianco fino ad un massimo del 50%).

Per lo Champagne le uve utilizzate sono il Pinot Noir, il Pinot Meunier e lo Chardonnay, vinificati in bianco.

Lo spumante invece è un vino senza denominazione, fatto o con il metodo charmat  o con il metodo classico, in qualunque zona italiana.  Esistono Spumanti Naturali e Spumanti Gassificati. Questi ultimi sono di qualità mediocre e l’anidride carbonica non si forma in maniera naturale, ma viene aggiunta a basse temperature. Chiaramente queste differenze si traducono in prezzi al consumo notevolmente inferiori.

Le parole legate al vino e alle bollicine sono tante e spesso poco comprensibili per chi si avvicina al mondo dell’enologia. Così quando ci ritroviamo a dover acquistare una bottiglia di prosecco o di spumante ci scontriamo con questo termini che spesso ci lasciano perplessi.

Le denominazioni extra-brut, dry e demi -sec che vengono assegnate a prosecco, champagne e spumante indicano la quantità di zucchero presente nel vino. La Commissione europea ha stilato una tabella all’interno della quale si trovano i valori di riferimento per la classificazione degli spumanti, che devono essere sempre essere riportati in etichetta.

Cominciamo con il Brut Nature, che presenta un residuo di zucchero inferiore o uguale a 3 grammi per litro, per questo viene anche detto Dosage Zéro o Pas Dosé. A questa categoria appartengono gli champagne più secchi, dal sapore deciso.

Extra Brut ha una presenza di zucchero che varia tra i 0 e 6 grammi per litro. In questa fascia rientrano gli spumanti secchi e con una nota di acidità.

Il Brut è la categoria meno zuccherina in cui possiamo ritrovare il Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore DOCG, con meno di 12 grammi di zucchero per litro. Questo tipo di bollicina ha un sapore pieno, leggermente acidulo e lievemente fruttato, adatto per essere consumato a tutto pasto

Extra dry o Extra sec, con il suo residuo zuccherino che varia tra i 12 e i 17 grammi per litro, hanno un sapore più morbido rispetto ai Brut, e anche in questa categoria ritroviamo le famose bollicine venete DOCG.

Alla categoria dei Dry o Sec appartengono le bollicine più dolci prodotte nei vigneti del consorzio di Conegliano Valdobbiadene, con un residuo di zucchero tra i 17 e i 32 grammi per litro. Ancora non abbastanza dolci per accompagnare un dessert, sono vini che ben accompagnano la frutta.

Alla categoria Demi-sec appartengono già le bollicine da dessert, gli spumanti ideali per accompagnare dolci e biscotti, grazie alla loro concentrazione di zucchero che oscilla tra i 33 e i 50 grammi per litro. Oltre questa concentrazione, gli spumanti vengono semplicemente definiti dolci.