Il Veneto è la regione dove il vitigno Vespaiola o Vespaiolo, autoctono a bacca bianca, si è diffuso.  Le prime notizie storiche, che abbiamo, sono piuttosto frammentarie, si pensa che sia stato introdotto nella zona di Breganze, in provincia di Vicenza, dai monaci benedettini nel XIV secolo.  Il nome deriverebbe dal fatto che le vespe, quando l’uva è matura, prediligono le bacche molto ricche di zuccheri e questo avvenimento, secondo la tradizione popolare, indicherebbe il momento migliore per la vendemmia. Questo vitigno è abbastanza rustico, predilige terreni collinari di origine vulcanica, ben soleggiati e ventilati, poco sensibile alle malattie. Ha grappoli piccoli, di forma conica o cilindrica, alato, poco compatti, gli acini sono medi, tondi, dal colore giallo dorato con buccia tenera e polpa molto zuccherina. Ha un’elevata vena acida che gli conferisce una buona persistenza aromatica e una predisposizione all’invecchiamento e per il suo contenuto zuccherino è indicato per la produzione di vini passiti.

Dal vitigno Vespaiola si ottiene un vino di colore giallo paglierino con riflessi verdolini, un profumo di buona intensità con sentori di frutta matura e mandorla. In bocca l’elemento predominante è la freschezza, dato dalla naturale acidità della varietà. Il Vespaiolo presenta generalmente una buona persistenza aromatica e un’interessante predisposizione all’invecchiamento. Dopo un paio d’anni assume al naso sentori di mela cotogna e gradevoli note minerali.

Grazie alla sua acidità, le uve si prestano a vari tipi di vinificazione, dal fermo, al passito, allo spumante.

L’abbinamento adatto per questo vino è il classico baccalà alla vicentina, risotti, carni bianche, pesce, mentre per la tipologia “passito” l’abbinamento indicato è per la pasticceria secca, formaggi piccanti, ma anche da consumare a fine pasto. La temperatura di servizio consigliata è 10°-12° per la tipologia ” fermo “, ai 12°-14° per la tipologia ” passito “. Il vino passito prodotto è il ” Torcolato “, che ha una procedura di appassimento particolare, da cui deriva il nome, le uve, prima della pigiatura, vengono messe ad appassire annodando, ” torcendo ” i grappoli su due corde verticali nei fruttai, dove l’aerazione e la bassa umidità favoriscono la concentrazione degli aromi e l’appassimento.