La Vernaccia di Oristano è un prodotto unico che deve le proprie caratteristiche alla ristrettissima area geografica in cui viene coltivato, la bassa valle del Tirso, in provincia di Oristano.

Il suo nome potrebbe provenire dal latino “ver”, Primavera, oppure da “vitis vernacula”, ossia “di casa”, come riportato da Lucio Giunio Moderato Columella nella sua opera “De re rustica”. Secondo altri il termine potrebbe essere di derivazione più recente e fatto risalire al vitigno di origine francese Grenache o dal suo sinonimo catalano Garnacha.  Per alcuni deriva da “Vernacula”, antico vino sardo rinvenuto in alcuni scritti di inizio 1300. La leggenda narra che il vino abbia origine dalle lacrime di Santa Giusta, patrona di Oristano, che avrebbe generato la bevanda per curare la malaria che infestava la zona ricca di paludi. La Vernaccia di Oristano condivide il nome con la Vernaccia di San Gimignano, ma le due varietà sono assolutamente distinte dal punto di vista ampelografico.

I grappoli sono piccoli e di forma cilindrica, composti da acini di scarse dimensioni e di forma tondeggiante, buccia molto sottile e colore giallo oro.

La vendemmia viene eseguita tassativamente a mano nella seconda metà di settembre.

La Vernaccia di Oristano è un vino liquoroso con degli aromi molto intensi esaltati dall’invecchiamento in botti di castagno o rovere generalmente riempite al 75-80% del loro volume al fine di consentire la formazione del “flor”, un velo di lieviti in superficie, che, grazie alla sua azione sull’alcol etilico e l’acido acetico, donano al vino i suoi caratteristici profumi.

Una buona Vernaccia, invecchiata di 10 anni, può raggiungere, e spesso superare, anche i 20% vol.
Il vino si presenta con colore dorato, al naso è intenso e complesso ma allo stesso tempo armonico, fine e delicato; si possono cogliere profumi di mirro, mandorle e nocciole unite a scorze d’arancia, albicocche secche, vaniglia, muschio e sottobosco; insomma qualcosa di eccezionale!
In bocca rispecchia ciò che il naso ha pregustato finezza ed armonia. Infine, le Riserve prodotte con il metodo Solera sono in grado di offrire emozioni che ritroviamo solo nei grandi vini di Jerez. Per produrre questa versione, le botti sono disposte in cantina su file sovrapposte in più livelli. Quando viene immesso nelle botti poste in alto il vino nuovo, a cascata, un’uguale quantità passa dalle botti superiori a quelle immediatamente sottostanti. In questo modo, il vino nelle botti alla base della piramide, è composto da un blend di diverse annate e ogni anno si rigenera arricchendosi di nuovi aromi. Stiamo parlando di un vino che ha come basi riserve invecchiate nella Solera diversi decenni, con annate che possono risalire ai primi anni del secolo scorso. Un vino di grande carattere, complessità e personalità, vellutato e suadente, con aromi di frutta tostata, datteri, fichi secchi, miele di castagno. Una vera esperienza sensoriale di grande intensità e persistenza.

Si tratta del primo vino sardo a cui è stata attribuita la doc, nel 1971.

La Vernaccia di Oristano secca naturale si degusta in calici di media capacità a tulipano ampio a una temperatura di 10-12°C, le versioni dolci e liquorose in bicchieri da vino da dessert ad una temperatura che va dai 10 ai 14 °C.

La Vernaccia di Oristano si abbina bene con secondi di pesce ed in particolare pesci di mare affumicati come il salmone, ma anche la bottarga, le zuppe di pesce speziate e pesce azzurro grigliato. Le versioni da fine pasto sono ottime con pasticceria secca a base di mandorle.