Il Tocai Friulano è un vitigno autoctono del Friuli-Venezia Giulia di origini antichissime, con documenti scritti che risalgono a oltre due secoli fa. Si ritiene sia stato importato dall’Ungheria in Veneto ed nel Friuli-Venezia Giulia, ma non vi sono analogie con alcun vitigno di quella regione. Studi più recenti lo farebbero coincidere con il vitigno Sauvignonasse, di origine francese, ormai quasi scomparso in patria ma presente in altri paesi tra cui il Cile. Nonostante il nome, il vitigno “Tocai Friulano” dà un vino completamente diverso dal Tokaji ungherese, ottenuto dall’assemblaggio di uve Furmint, Hàrzevelu e Muscat lunelu, ed il cui nome sta ad indicare una precisa area geografica Ungherese.

Noto storicamente come Tocai o Tocai friulano (oggi anche solo Friulano), si tratta del vitigno che forse più di ogni altro identifica la propria regione, il Friuli Venezia Giulia.

Non a caso è famoso il detto locale “cul Tocai a sparissin duc’i mai” e cioè che con il Tocai spariscono tutti i mali.

Il Friulano è caratterizzato da sempre da una buona variabilità intravarietale; predilige terreni di media fertilità, calcarei e non troppo siccitosi. E’ di vigore medio-elevato, si adatta bene a forme di allevamento espanse e a potature medio-lunghe per via di una fertilità delle gemme basali che non è buona (mentre la fertilità generale lo è).

La foglia in genere è medio-grande, trilobata, con seno peziolare aperto a lira chiusa e lobi leggermente sovrapposti, pagina inferiore glabra.
Il grappolo è più spesso, di taglia media, di forma cilindrica o tronco-piramidale, piuttosto compatto e con in genere due ali in bella evidenza.
L’acino, di media grandezza e tondo, ha una buccia non particolarmente spessa e questo, insieme alla compattezza del grappolo, rende questa varietà molto sensibile alle piogge all’epoca di maturazione, che avviene normalmente nei primi venti giorni di settembre. Germoglia invece tardi, il che lo rende resistente ad eventuali gelate primaverili.

Il Tocai Friulano è molto utilizzato in Friuli sia in assemblaggio che in purezza, dove fornisce bei vini paglierini o di un chiaro dorato con una bella gamma olfattiva, lieve e delicata. Il palato risulta leggero e fresco, con un bel retrogusto romagnolo. Nelle altre regioni viene utilizzato più che altro nei tagli, come nel Bianco di Custoza DOC e nel Lugana DOC, o nel Breganze DOC e molte altre in Veneto e nel San Martino della Battaglia DOC in Lombardia. In Friuli invece lo si trova in quasi tutte le denominazioni di origine, a partire dal Colli Orientali del Friuli DOC e dal Collio Goriziano DOC, ma trova larghi impieghi anche nelle altre classiche zone del Friuli Annia DOC, del Friuli Latisana DOC, del Friuli Aquileia DOC, del Friuli Isonzo DOC e del Friuli Grave DOC. In queste denominazioni in purezza il vino assume aspetti dorati brillanti, ancora più fine con bei toni floreali di fiori selvatici e gerani accompagnati da tocchi erbacei di fieno. Il palato si fa leggermente sapido, e alcune produzioni riescono a regalare piccoli tocchi fruttati di albicocca. La bocca si fa anche più strutturata, a volte cremosa e sicuramente equilibrata.

Queste caratteristiche lo rendono un ottimo aperitivo, ma la sua delicatezza lo accompagna bene anche alle verdure e ai crostacei, o ai piatti di pesce di lago e carni bianche non troppo aromatiche, ma anche i salumi e i formaggi freschi. Ottimo anche nei rinfreschi, bevuto con tartine di mare come quelle al salmone o i gamberetto con salse delicate e maionese.