Il vitigno Timorasso è considerato autoctono della zona del Tortonese. Sicuramente è riportato in zona fin dal medioevo, e nel corso dei secoli è arrivato a diventare il vitigno più coltivato del comprensorio, fino alla venuta della fillossera ed al secondo conflitto mondiale. Sono seguiti anni di progressivo abbandono delle campagne e riduzione della superficie vitata a Timorasso a vantaggio di varietà più facili e produttive. Negli ultimi anni, un gruppo di viticoltori lungimiranti ha portato avanti  la riscoperta di questo vitigno e messo alla luce le sue caratteristiche enologiche, che consentono di ottenere vini di notevole struttura e freschezza, qualità che preludono ad una interessante propensione all’invecchiamento e all’affinamento in botte, ottenendo spesso dei risultati di tutto rilievo.

Presente nel territorio fin da tempi immemorabili, sembra che il Timorasso fosse molto apprezzato da Leonardo da Vinci che per il matrimonio di Isabella di Aragona, omaggiò gli sposi con un antico formaggio della zona, il Montebore, accompagnato da un vino bianco, il Timuràs, conosciuto per la sua capacità di esaltare i sapori di quel formaggio.

La produzione abbastanza limitata lo colloca ancora nella categoria dei cosiddetti vini di nicchia, ma dai gourmet e da addetti ai lavori è considerato uno degli autoctoni più importanti d’ Italia, e verticali di numerose annate, si trovano nelle carte dei vini di alcuni dei più blasonati ristoranti d’Europa. L’uva è facilmente riconoscibile, perché nello stesso grappolo si trovano acini grossi e acini piccoli, e va incontro a una buona percentuale di aborti floreali (piccoli rametti del grappolo privi di acino), circa il 20-25% con conseguente incidenza nel tenore zuccherino, abbastanza elevato. Gli acini si staccano con grande facilità dal pedicello, di forma oblunga, molto diseguali, la buccia è spessa e pruinosa, consistente e di colore verde giallastro, la polpa è densa e succosa, di sapore piacevole che ricorda la susina selvatica.

Richiede terreni argillosi chiari, buone esposizioni e ottima ventilazione, oculati diradamenti, in diversi periodi, luglio, agosto e settembre. Essendo molto sensibile ai marciumi, richiede molte attenzione durante gli ultimi periodi di maturazione, quando gli acini sono più sensibili a questo problema. Uva da sempre sensibile alle crittogame, va gestita con un’ incisiva difesa passiva e con un controllo molto attento alle rese per ceppo. Presenta una scarsa adattabilità in condizioni pedoclimatiche diverse da quelle abituali.

Le caratteristiche principali del vino sono:
colore giallo paglierino più o meno intenso che con l’evoluzione vira sul dorato, profumi complessi che nei primi anni di affinamento in bottiglia ricordano i fiori di acacia e biancospino, pera e foglie di pomodoro, le note di miele si avvertono leggermente così come quelle minerali, ma è dopo 4-5 anni di affinamento che si evidenziano le potenzialità con un’evoluzione in note di pera matura, miele di fiori di campo molto percettibile, così come molto percettibili emergono le note minerali e di idrocarburi, che sono le caratteristiche di questo vitigno.
In bocca di sapore è asciutto, caldo e morbido, la notevole struttura sostiene l’alcolicità, e la decisa acidità rimane nel dar freschezza a questo vino anche dopo molti anni.
Il Timorasso che migliora con un lungo affinamento in bottiglia può offrire una vasta gamma di abbinamenti, e a seconda dello stadio evolutivo può essere sia un valido aperitivo, sia un ottimo compagno con antipasti come i peperoni ripieni con tonno e capperi, la carne cruda e alcuni salumi poco stagionati.
È ottimo con molti primi piatti, con carni bianche soprattutto se tra gli ingredienti sono presenti erbe aromatiche, con il pesce cotto in vari modi, con formaggi caprini freschi e naturalmente il Montebore, formaggio storico della zona. Stupendo con il tartufo bianco delle valli, semplicemente grattato sui tajerin al burro.
Da giovane servitelo ad una temperatura di 10-12°, mentre per bottiglie con 4/5 anni d’invecchiamento e oltre, 12-14°.