Il vitigno Schiava, o come li chiamano in Alto Adige Vernatsch,  è un vitigno di origine probabilmente slava: l’ipotesi più accreditata vuole che arrivi dalla Slavonia, regione delimitata dal fiume Drava e dal fiume Sava, in Croazia.  Si ritiene che la sua introduzione sia da far risalire alle invasioni barbariche successive alla caduta dell’impero Romano, e in particolare all’ondata che vide protagonisti i Longobardi. Il nome schiava deriva probabilmente dall’abitudine di coltivare la vite in filari piuttosto che lasciare gli alberelli liberi.

Nei secoli passati lo Schiava fu fondamenta sia per l’uso quotidiano nelle campagne che per il baratto nella regione, specialmente sotto l’imperatore d’Austria. Lo Schiava infatti forniva vini leggeri e bevibili nell’immediato, ottimi sia nel prezzo che nel consumo, che ne fecero un vino molto popolare fino all’avvento dei vini di qualità con gli anni 50 del Novecento. In Alto Adige oggi lo Schiava viene coltivato su circa 1.500 ettari, suddivisi altri cloni, tra cui lo Schiava Gentile, di migliore qualità, utilizzato per le vinificazioni di maggior prestigio. Vengono conosciuti anche altri cloni dello Schiava, tanto da formare una vera e propria famiglia. Vi sono lo Schiava Grossa, lo Schiava Grigia e lo Schiava Nera, che entro di pochi chilometri anche in Lombardia e in Veneto.

Il più comune è lo Schiava Grossa, dalle alte produzioni ma qualità basse, poi anche lo Schiava Gentile, più qualitativa, aromatica e con acini dalle dimensioni inferiori.

I vini prodotti con lo Schiava risultano mediamente leggeri e fini, anche di corpo, abbastanza aromatici in particolare se prodotti con il Gentile. Rispetto al passato, quando era prodotto in grandi quantità e consumato da tutta la popolazione quotidianamente, oggi lo Schiava viene prodotto in quantità limitate ma di buona fattura, dopo essere passata attraverso varie fasi nel corso del secolo scorso. Da vino popolare ad uva da taglio fino a uva per produzioni pregiate negli ultimi decenni.

I vini dello Schiava oggi sono vinificati spesso monovitigno, difesi dal disciplinare della denominazione Alto Adige DOC.

Rispettano sempre vini leggeri, poco tannici, con colori chiari, rubino, che possono anche scurirsi. Le profumazioni sono delicate, con aromi di frutta e un fondo alle mandorle amare. La bocca leggera ha un corpo medio, con gusti ancora fruttati, con frutta rossa di bosco. La temperatura di servizio consigliata è di 15°C, e gli abbinamenti vengono fatti con i piatti tipici tirolesi, in particolare antipasti con lo speck e gli affettati delle Alpi, si sconsigliano abbinamenti con cibi ricchi e forti di gusto. Fa parte dei disciplinari delle denominazioni DOC Caldaro o Lago di Caldaro e Alto Adige, nelle sotto-denominazioni Santa Maddalena, Colli di Bolzano, Merano, Schiava dell’Alto Adige e Schiava grigia dell’Alto Adige.