Il Primitivo è un vitigno a bacca nera tipico della Puglia, che deve il suo nome probabilmente alle caratteristiche fasi vegetative della pianta, tutte precoci, dalla maturazione al germogliamento, dalla fioritura all’invaiatura. Contrariamente a quasi tutte le uve italiane, il primitivo viene vendemmiato già a fine agosto.

Le sue origini sono incerte, ma si ritiene sia di provenienza dalmata, e che sia stato portato in Puglia più di 2000 anni fa dall’antico popolo degli Illiri. Il suo nome deriva sicuramente dalla precocità di maturazione delle uve. Le caratteristiche di intensità e di corpo dei vini ottenuti col vitigno primitivo, unitamente alla sua alta produttività (anche se non molto costante) hanno fatto si che in passato fosse utilizzato soprattutto come vino da taglio. Soltanto in tempi più recenti, lavorando sulla riduzione delle rese, ritornando a forme di allevamento tradizionale (alberello pugliese) ed utilizzando tecniche di vinificazione più accurate, il Primitivo ha portato a prodotti veramente notevoli che ne hanno detterminato la riscoperta da parte del grande pubblico.

Il Primitivo inoltre si differenzia a seconda della sua area di coltivazione, che si suddivide in due tipi diversi, con diversi risultati nel vino, tra quello allevato a Gioia del Colle e quello allevato a Manduria. Il vitigno si presenta con il fogliame medio e pentagonale. Il grappolo ha dimensioni medie a forme cilindriche e coniche, con una buona lunghezza e doppie ali. La densità è nella media. Anche gli acini hanno dimensioni medie, con forme rotonde e bucce mediamente spesse e ben pruinose. Il colore è blu scuro. Il vitigno viene allevato su terreni ricchi di argilla, ben calcarei e di medio impasto. La sua coltivazione si svolge con il metodo dell’alberello classico della Puglia, lasciando circa cinque speroni per trancio. Viene chiamato anche con i sinonimi Primaticcio, Morellone, Uva della Pergola, Primitivo di Gioia ed altri.

Il Primitivo è un vitigno che viene sempre più spesso vinificato in purezza, anche se usato ancora nei tagli. A seconda che del tipo di vino che si vuole ottenere si possono avere risultati diversi. Dai rossi opulenti e corposi a quelli più leggeri, di colore chiaro se non rosato. In ogni caso i vini del Primitivo sono sempre robusti, ben strutturati con buonissimi profumi identitari e palati vellutati.

Nella zona di Manduria, oltre a trovare il suo ambiente naturale, il Primitivo viene anche appassito per alcune sorprendenti produzioni di nicchia. Qui il vino viene assaporato lentamente per delle belle meditazioni poetiche da associare quando vinificato secco, con la selvaggina o gli arrosti, anche cucinati con gusti piccanti. Nelle vinificazioni più leggere invece viene associato a piatti più leggeri, anche alla frutta fresca. Nelle tipologie invecchiate invece si riesce a bere molto bene anche con la pasticceria. Ma il Primitivo non esaurisce qui le sue qualità, e prolunga la produzione anche ad un’ottima grappa.

Nel Salento il Primitivo è oramai divenuto un mito, grazie al Primitivo di Manduria DOC che viene affiancato anche dal Salento Primitivo e dal Primitivo Tarantino anche senza la protezione della denominazione d’origine controllata.

I vini con il Primitivo in purezza hanno sempre un ottimo grado alcolico. In genere hanno belle colorazioni rubino scuro, molto denso e con venature violacee. Il terreno comunque influisce molto sulla colorazione del vino, e quindi sull’apporto delle sostanze coloranti polifenoliche. Queste aumentano con l’aumentare delle escursioni termiche. La gamma olfattiva è di notevole impatto, con una serie di profumazioni fruttate alla ciliegia e alla prugna. Il secondo impatto invece modera gli aromi verso sensazioni speziate e tocchi di viole. Al palato il tocco è vellutato, proprio del vino e non per i residui di zuccheri. Un retrogusto leggermente aspro e astringente compare verso la fine, dopo aver lasciato esprimere la struttura solida e il corpo ampio di questi vini. Ottima la potenza alcolica e la lunghissima persistenza, che lo segnalano tra i vini di razza. Naturalmente il Primitivo sarà uno dei vini del futuro, appena uscito dall’anonimato anche all’estero, seppur ancora poco conosciuto al di fuori dei confini nazionali.