E’ una varietà particolarmente antica, con ogni probabilità una selezione di viti selvatiche, creata dall’umo almeno duemila anni orsono. Vi è qualche indicazione della sua presenza in Borgogna nel IV sec. d.C. Anche se il nome comune del primo Pinot era Morillon Noir. Una vite chiamata Pinot è descritta in alcuni documenti della Borgogna nel sec. XIV, e le sorti si legarono inestricabilmente a quelle dei potenti monasteri medioevali della Francia orientale e della Germania.

Il Pinot Nero è il nome italiano del Pinot Noir, la nobilissima uva francese che riesce a fornire splendidi risultati in tutto il mondo, là dove viene piantata nel suo clima ideale.

È la grande uva originaria della Borgogna, non facile da coltivare, in quanto va seguita costantemente e impone molta fatica da parte dei viticoltori e dei produttori, chiaramente in cambio di risultati straordinari, tanto da essere comunque una delle più coltivate.

È il capostipite della grande famiglia dei Pinot, sicuramente il vitigno più pregiato tra tutti quelli appartenenti alla stirpe. Questa caratteristica di modificazioni genetiche numerose si deve al fatto che questo vitigno fu uno dei primi ad affacciarsi sul pianeta milioni di anni fa, poi modificata in continuazione antropologicamente con altre uve selvatiche.

È un vitigno piuttosto delicato, caratterizzato da una maturazione precoce. Predilige i terreni calcarei e i climi non troppo caldi, dove maturerebbe troppo velocemente.

Fornisce vini sensuali, meno strutturati sia in tannini che nel corpo rispetto ai vari Syrah e Cabernet, ma con impatti gusto-olfattivi unici, che i francesi vinificano da secoli in Borgogna ed è uno dei vitigni che più esprime le caratteristiche del territorio. I vini Pinot Noir sono affascinati da giovani, ma possono invecchiare molto lentamente, tanto da essere tra i grandi di Borgogna.

Nonostante il suo carattere difficile, il pinot nero è diffuso a livello internazionale, specialmente negli Stati Uniti (Oregon e California), dove alcuni produttori sono arrivati a spostare la cantina anche di molti chilometri, pur di cimentarsi con questo vitigno capriccioso in un territorio adatto alla sua coltivazione.

Nei primi anni di età i vini si indirizzano su gusti di lampone, fragola, ciliegia e violetta, mentre con il passare degli anni si affacciano i tocchi di spezie, pepe nero, vegetali autunnali e infine, nei grandi invecchiati, toni animali.

Il Pinot Noir è anche utilizzatissimo nella produzione dei grandi Champagnes o dei grandi spumanti per la sua particolare predisposizione alla vinificazione in bianco.

È l’uva storica della Borgogna, ma anche della Champagne e si sta affermando sempre più nella Loira, mentre in Alsazia è l’unico vitigno rosso degno di nota.

Il Pinot nero sta rivestendo grande importanza anche nel nord Italia, in particolare nei freddi climi della Lombardia e del Friuli, adatti a questa varietà.

Se in Friuli si preferisce vinificarlo secco e fermo, in Lombardia invece è alla base della spumantistica di Franciacorta, che sta dando fantastici risultati, e nella spumantistica dell’Oltrepo Pavese Metodo Classico. I risultati per queste due denominazioni di origine sono a dir poco esaltanti, grazie anche all’attenta vinificazione dei produttori e a dei disciplinari molto precisi e a difesa di un metodo antico.

Anche il Trentino Alto Adige partecipa ad un’ottima produzione di vini dal Pinot Noir, anche se lì il Lagrain è ancora il vitigno rosso per eccellenza.

Le varietà italiane del Pinot nero sono due: vinificazione in nero con conseguente produzione di vino rosso dal gusto morbido e leggero che però subisce delle variazioni di sapore negli anni con l’invecchiamento, sulla base anche delle condizioni in cui viene tenuto nelle cantine;  vinificazione in bianco, la cui produzione avviene a distanza dalle bucce, ottenendo un prodotto dalla caratteristica trasparenza, che è l’ideale per gli spumanti.

Il gusto di questo vino si esalta nell’accompagnamento di formaggi stagionati, selvaggina, carni bianche e pollame in genere.