Il Pineau D’Aunis è legato con la valle della Loira da tempi immemori e testimonianze del 1183 ci confermano come questo grappolo fosse definito Pineau a causa della somiglianza con la chioma di un pino, triangolare e serrata. ll Pineau d’Aunis, chiamato anche Chenin Noir dai coltivatori del luogo, sembrerebbe non aver nessun collegamento genetico con la famiglia dei Pinot, anche se la forma conica del grappolo risulta molto simile. Questi stupendi grappoli conici e compatti ricordano quasi la forma della Pigna, ed è proprio da questo che deriva il nome Pineau o Pinot.
Chiarita l’origine dalla prima parte del nome, la seconda parte deriva invece da un monastero che sorgeva vicino Saumur. Il monastero Prieur D’Aunis esiste ancora, ed è ancora viva la sua tradizione vitivinicola come la passione di produrre vino. Vitigno che, lungo i secoli, ha visto i fasti della gloria alternarsi a periodi bui; i suoi tempi migliori sono stati nel medioevo, quando Re Enrico il Plantageneto ne fu inestimabile ammiratore, così come Enrico III; fu addirittura impiegato come dono di pace, per la fine della guerra dei cent’anni, tra Carlo VII e Filippo il Buono. Vero è – però – che deve parte della sua notorietà all’abuso colloquiale del termine Pineau, usato ugualmente per lo Chenin Blanc che per il Pinot Nero; tale usanza portò lentamente alla convinzione che fosse una variante a bacca rossa del più nobile Chenin Blanc, vitigno adoperato in notevoli denominazioni della Loira, ma le tecnologie moderne, attraverso il DNA, ne hanno confermato la totale estraneità.

Il colore è di un rubino non troppo carico, simile a quello di un tradizionale Pinot Nero. Il naso è semplice ma intenso con sentori di frutta rossa, cannella e pepe bianco. In bocca si presenta equilibrato con una moderata presenza tannica che non sovrasta le essenze aromatiche del vino, coerente con il naso; delicato si gode per la sua semplicità, con quella nota speziata sempre presente, segno inconfondibile e tipico dell’espressione varietale.