Il Pigato è un vino bianco derivato dall’ omonimo vitigno autoctono principe della riviera ligure di ponente, di cui, insieme al vermentino, costituisce la DOC più estesa della regione.

Il suo nome deriva dal termine dialettale ”pigau”, parola dialettale che significa “macchia”, riferita alla macchiolina color ruggine presente sugli acini maturi. Secondo un’altra teoria invece il nome è riconducibile al “Picatum”, vino aromatizzato di epoca Romana. E’ uno dei vitigni più affascinanti e misteriosi della Liguria, dalle origini incerte: sembra che sia originario della Tessaglia importato dai greci durante la colonizzazione della penisola. La sua introduzione in Liguria risale presumibilmente alla fine del 1600. Le sue zone di maggiore coltivazione sono quelle dell’Albenganese, dell’Imperiese, della Valle Arroscia. Viene coltivato sulle classiche terrazze liguri in versanti ben esposti al sole dove il terreno è ricco di argilla, la quale funge da spugna assorbendo l’acqua, per poi rilasciarne una parte nei caldi e siccitosi mesi estivi.

La foglia del pigato è di forma pentagonale, penta lobata e di dimensioni medio-grandi. Il grappolo è medio-grande, di forma piramidale o cilindrica, piuttosto compatto. L’acino è sferoidale, medio-grande, con buccia di colore giallo-ambrato (con le tipiche “pigghe” quando l’acino giunge a maturazione), piuttosto pruinosa.

Il vitigno pigato origina un vino di colore giallo paglierino con riflessi verdolini, dai profumi floreali, di macchia mediterranea e minerali, asciutto, pieno e leggermente amarognolo in bocca.

Nelle interpretazioni migliori, il pigato è in grado di dar vita a vini bianchi complessi, longevi e di grande eleganza, che ricordano lo stile chablisienne.

Il vino può essere consumato giovane, entro i primi tre anni di vita, anche se, riprendendo l’antico sistema della vinificazione sulle bucce, poc’anzi descritto, il pigato ottiene una grande personalità che sfida il tempo, con splendide note minerali che ricordano, senza esagerare, i grandi vini bianchi francesi della Loira.

È un vino che negli ultimi anni ha ottenuto, sulle più importanti guide dedicate, molti riconoscimenti , grazie al lavoro di aziende storiche, ma anche emergenti, che trattano il prodotto con tecniche enologiche innovative. Una cantina ha iniziato, quest’anno, a spumantizzare con metodo charmat il pigato in aggiunta ad una piccola percentuale di pinot nero.

E’ un vino che si presta molto come aperitivo e lo si può abbinare magnificamente con la cucina ligure basata sul pesce e sugli aromi: trenette o trofie al pesto, ovuli crudi, risotti ai funghi, orate o branzini alla ligure (al forno con patate e olive), le classiche verdure ripiene, torte di verdure, scampi al vapore, tortino di porri, zuppa di cipolle, frittatine di verdure e pesce crudo. Ottimo se abbinato ai pansoti al sugo di noci. Per apprezzarlo al meglio va servito molto fresco tra i 13 e 16 gradi centigradi