La Passerina è un antico vitigno di origine adriatica, da sempre considerato parente del Trebbiano Giallo, come lascerebbe intendere anche il sinonimo di Trebbiano di Teramo con il quale è conosciuta in Abruzzo. Il nome “Passerina” è dovuto alle caratteristiche dell’acino che è tendenzialmente piccolo ed i passeri ne vanno ghiotti. Gli studi di cui è stata oggetto in passato riportano numerose sinonimie e confusioni di identità. Il Passerina è un vitigno a bacca bianca autoctono dell’Italia centrale, la cui provenienza esatta è contesa tra la provincia di Frosinone e la regione Marche. Gli esperti comunque propendono tutti per l’ipotesi marchigiana.

Tra le grandi similitudini quella con il Pagadebito Gentile di Romagna, mentre altri ne vedono una mutazione del Biancame, un vitigno autoctone sempre delle Marche. La sua diffusione si concentra soprattutto in questa regione, in particolare nel Piceno, e in provincia di Frosinone, anche se non mancano buone estensioni in in Abruzzo e in Emilia Romagna, mentre nel resto del Lazio è quasi del tutto assente. Il Passerina purtroppo ha conosciuto la forte concorrenza del Trebbiano Toscano, che fornisce rese e resistenze alle avversità nettamente più alte e che si segnala come uno dei vitigni più coltivati al mondo, soprattutto a partire dal secondo dopoguerra.

Tra i vari sinonimi con cui si può trovare nell’Italia Centrale troviamo Uva Passera, Caccione, Trebbiano di Teramo, Campolese, Uva Fermana, Uva d’Oro, Cacciadebiti e Pagadebiti. Questi ultimi due sinonimi si devono al fatto che in passato veniva utilizzata come mezzo di pagamento. Negli ultimi anni, grazie all’adozione delle denominazioni di origine, ha conosciuto di nuovo la ribalta, spesso in assemblaggio con il vitigno Pecorino ma anche in purezza.

La bacca del vitigno Passerina è giallo oro e ha una forte concentrazione zuccherina, ha un acino grande a forma di sfera, ha una buccia molto dura di colore giallognolo ricoperta da uno strato spesso di pruina. Anche i grappoli sono grandi, hanno forma piramidale o conica, sono tozzi, alati e hanno una compattezza media, qualche volta a spargolo. Le foglie della vite sono medie, pentagonali e pentalobate. Inoltre il Passerina è conosciuto per le sue proprietà benefiche, grazie ad alte concentrazioni di polifenolici come l’idrossitirosolo, la quercitina glucuronide e l’acido glutationilcaftarico.

La Passerina produce un vino in purezza che ha un colore giallo paglierino con venature verdognole. All’olfatto assume contorni diversi che spaziano dai frutti tropicali, alle spezie, ai fiori fino ad arrivare ad alcune note mielate ed agrumate. Al palato si ritrova tutta la sua caratteristica acidità che rimane pur sempre in costante equilibrio con un gusto sapido, regalando un finale strutturato e leggermente amarognolo. Gli abbinamenti migliori si hanno con i primi a base di pesce e crostacei, soprattutto risotti, e con i fritti sempre di pesce. La temperatura di servizio è intorno ai 10/12 °C. Sia assemblato che in in purezza fornisce un’acidità molto apprezzata ai vini, che possono essere anche spumantizzati o prodotti nella tipologia Passito, Vin santo e Vin Cotto. Se vinificato dolce invece il Passerina presenta aromi di frutta secca, corroborate da gusti allo zabaione, speziati dal creme caramel e dalla vaniglia. L’acidità sostenuta ne fa inoltre un buon vino da invecchiamento. Trova ottimi abbinamenti quando vinificato in qualità, come i risotti e i crostacei, le fritture o le zuppe di pesce, ma anche piatti tipici locali come le sarde alla marchigiana, per le versioni secche. Nella tipologia Passito invece va abbinato alla pasticceria secca, mentre in quella Vin Santo con le creme o i formaggi erborinati. Per lo Spumante si predilige invece l’abbinamento con i salumi o gli antipasti di pesce.

Alcune fra le DOC di questo vitigno sono soprattutto marchigiane come Falerio dei Colli Ascolani e Offida Passerina, mentre per la zona di Frosinone si vinifica in IGT con il nome di Passerina del Frusinate.