Il Negro Amaro è un vitigno a bacca rossa originario della Puglia, che vede nel Salento la zona di maggiore coltivazione pur avendo anche buone estensioni nel resto della regione. La sua origine è molto antica e si deve far risalire con molta probabilità alla stessa della maggior parte delle altre uve rosse del sud Italia: la colonizzazione greca che ebbe luogo a partire dal XVIII secolo avanti Cristo in tutta la penisola, in particolare nel Meridione. Per estensioni e qualità è il vitigno più considerato con il primitivo di tutta la regione, e con l’Aglianico e il Nero d’Avola rappresenta una delle uve migliori di tutto il Meridione. Quasi certamente il primo nucleo di coltivazioni fu ubicato sulla costa pugliese dello Ionio, dove attualmente è ancora diffuso. Da questa zona le coltivazioni si estesero velocemente nel Salento, nel Brindisino e nel Tarantino. Il suo nome deriva dal termine dialettale “niuru maru”, per il caratteristico colore nero dell’acino e il sapore ticamente amarognolo del vino che se ne ricava.

Il Negro Amaro ha grappoli di media grandezza di forma conica, con densità serrate, di corte dimensioni e senza ali. Gli acini sono grandi, molto pruinosi e dalle spesse bucce nere con venature violette. Di forma ovale, le bacche sono molto coriacee. La produttività è molto elevata e deve essere limitata con potature drastiche e sistemi d’allevamento adatti, poco espansi.  La Puglia, con il suo clima molto asciutto e spesso siccitoso, risolve il problema delle muffe, mentre il calcare di cui è composto la maggioranza del suolo, sembra essere molto gradito al vitigno, che in questo terreno esalta le sue qualità.

Per molti anni è stata considerata un’uva da taglio e da esportazione e il suo utilizzo come vitigno principale di blend locali si è avuta solo recentemente, anche grazie alla produzione di vini rosati.Si adatta bene all’uvaggio con quantità minori di uve locali, quali Malvasia nera di Brindisi e di Lecce, Sangiovese e Montepulciano, per produrre rossi eleganti e di grande corpo o eleganti vini rosati. Ma la tendenza è quella di ritagliare un suo spazio proprio, con vinificazioni in purezza grazie al suo apporto colorante ma anche tannico, alcolico e aromatico.

Il Negro Amaro in purezza fornisce colori molto densi, che sfumano al granato, mentre la gamma olfattiva è quella del vino di razza, con forte presenza di fiori scuri e frutti di bosco. In bocca il vino è ben presente, asciutto e con un tipico finale amarognolo. Nel Salice Salentino trova spazio anche una tipologia rosato dove emergono anche spezie di buona fattura mentre la frutta evolve sui profumi dei lamponi e del melograno, con i tocchi floreali si spostano sulle profumazioni della rosa speziata dalla cannella. Per gli appassionati è proprio la tipologia rosato a fornire la migliore qualità dal Negro Amaro, arrivando ad affermare anche che il vitigno offre attualmente i migliori vini rosé della penisola. Il Negroamaro è inoltre presente nei disciplinari del Galatina DOC, dello Squinzano DOC, del Leverano DOC, dell’Alezio DOC, del Copertino DOC, del Matino e del Nardò DOC.

 Anche nel Nardò e nel Galatina DOC il vitigno preferisce la purezza all’assemblaggio, in particolare nella tipologia rossa, mentre ad Alezio risulta di gran qualità il Rosato Alezio DOC, ottimo con i molluschi, i frutti di mare, i crostacei e il pesce, anche cucinato in zuppa. In generale comunque a tavola si accosta molto bene alla carne rossa e ai formaggi ben stagionati nella tipologia rossa, e viene servito anche con la selvaggina. Nella tipologia rosé invece si abbina bene con i prodotti ittici della zona ed i crostacei.