Il vitigno Freisa è diffuso in gran parte della regione Piemonte: dalle zone del Monferrato Astigiano e Casalese, alla Langa Cuneese; dalle colline Torinesi alle colline del Saluzzese, del Pinerolese, del Canavese e del Novarese. È un vitigno rustico, ideale in quest’area di scarse precipitazioni estive. Il Freisa ha una storia di almeno 500 anni. Le prime documentazioni su questa varietà di uva risalgono ben a cinque secoli fa. All’inizio del 1500 delle carrate di fresie, sono citate in una tariffa di pedaggio di Pancalieri,  in provincia di Torino:  infatti nelle bolle doganali, la Freisa (Fresearum) risultava tra i vini più ricercati e costosi.  Sono documentate almeno due varietà del vitigno Freisa: La Freisa Piccola, meno produttiva e più adatta alle zone collinari, e la Freisa Grossa, più produttiva ma qualitativamente meno pregiata.

Il vitigno si presenta con grappoli lunghi di forma cilindrica, poco alati con un andamento quasi a spargolo. Le bacche sono tendenzialmente ovali con dimensioni medie. Alta la presenza di pruina sulle bucce fini ma molto coriacee, di colore nero tendente al blu. La Freisa è un vitigno vigoroso, con rese medio alte specialmente nel sottotipo Grosso, che arriva a maturazione nel periodo a cavallo tra il mese di settembre e quello di ottobre. I sistemi di allevamento utilizzati nella sua coltivazione sono la controspalliera e il Guyot, con potature espanse e lunghe che lascino molte gemme sul ramo. La Freisa si segnala anche per un’ottima attitudine nei riguardi delle malattie e delle muffe anche se si segnala una certa sensibilità all’oidio. Trova nei terreni del Piemonte a struttura argillosa e marnosa, un ottimo luogo dove crescere rigogliosa, tanto da essere molto utilizzata sia in purezza che nei tagli in tutta la regione, ricca di questo tipo di micro-terroir. La sua resistenza al marciume la rendono altrettanto apprezzata in una regione notoriamente umida.

La Freisa è un vitigno che riesce ad apportare al vino una buona concentrazione tannica, con belle profumazioni fruttate. Anche l’apporto di colore è discreto, ma soprattutto quello acido e strutturale che gli consentono invecchiamenti di medio termine. È un caratteristico vitigno piemontese dunque, dove i profumi del lampone e della violetta sono costanti e penetranti. Il gusto può essere secco o amabile, e facilmente il vino può presentarsi in versione leggermente frizzante. Bevuto giovane è un ottimo e fresco corroborante, dotato di vivacità e brillantezza, mentre negli invecchiamenti assume dei toni più maturi, con i frutti che si scuriscono verso il nero e qualche accenno terziario. Ha anche una sua denominazione di origine propria ed una vinificazione dolce, ottimo abbinamento per la pasticceria secca o cremosa. La versione secca invece trova incontri culinari con i salumi, le carni rosse non elaborate e alcuni formaggi stagionati, ma si può anche abbinare a primi al ragù.