Si tratta di un antichissimo vitigno dalla forte matrice genetica selvatica, presente da sempre in terra di Toscana: il Colorino pertanto porta con sé la vera identità arcaica del vino toscano, più di qualsiasi altro vitigno di questa regione. Eppure per un tempo infinito è stato relegato a vino da taglio, inserito in piccolissima percentuale nell’assemblaggio del Chianti, per dare colore, come da sua denominazione. Ancora oggi si può vedere come venga bistrattato dalla becera enologia: basta leggere come viene definito nel sito di uno dei tanti produttori di vino privi di sensibilità, quale vitigno usato giusto per dare un pizzico di colore ai blend del Chiantishire.

Recentemente questo utilizzo è divenuto meno comune, in parte grazie ad una migliore selezione clonale del Sangiovese, in parte grazie all’introduzione nell’uvaggio del Chianti dei vitigni internazionali quali Cabernet S., Merlot e Syrah. Grazie ad una attenta selezione clonale, alcuni produttori sono riusciti ad ottenere vini di discreta valenza dal vitigno Colorino vinificato in purezza.

Colore Bacca: Nera

Il vitigno Colorino ha le seguenti caratteristiche varietali:

Foglia: medio-piccola, orbicolare o pentagonale, trilobata o quinquelobata.

Grappolo: medio o piccolo, conico, con una o due ali, semi-spargolo o compatto.

Acino: medio o piccolo, sferoidale Buccia: pruinosa, spessa, di colore nero-violaceo.

Il vitigno Colorino vinificato in purezza dà un vino di colore molto intenso, alcolico e di corpo, ma con scarsa acidità.