La Bonarda (fino ad un’epoca recente anche detta “bonarda piemontese” o “bonarda novarese”) è un vitigno a bacca rossa, con grappolo di dimensioni grande o medio-grande, piramidale, con due-tre ali, mediamente spargolo (talora più compatto); peduncolo di media lunghezza, verde sfumato di rosa scuro. Viene riconosciuta in maniera univoca solo negli ambiti più tecnici (ampelografi, enologi, viticoltori); infatti, fino ad un’epoca molto recente la bonarda era confusa con il vitigno uva rara (era usato come sinonimo di bonarda e viceversa), mentre è stato dimostrato che sono due varietà geneticamente diverse.

È diffusa in Piemonte (Monferrato e Chierese perlopiù, ma è molto diffusa in più parti della regione) e, sporadicamente, in tutto il nord Italia, trovandosi anche in Lombardia ed in Emilia-Romagna.

Il vitigno piemontese bonarda (che entra a far parte di diverse DOC piemontesi) non ha nulla a che fare con il vino DOC Bonarda dell’Oltrepo’ Pavese che è fatto con la Croatina. Questo causa molta confusione perché si confonde il vino Bonarda (Oltrepò) con un vino di bonarda (piemontese) in purezza (ad esempio il Piemonte Doc-Bonarda).

Il vitigno Bonarda ha le seguenti caratteristiche varietali:

Foglia: media, cuneiforme-pentagonale, più larga che lunga, qualche volta senza lobi, oppure tri o pentalobata.

Grappolo: medio-grande o grande, leggermente spargolo, con due o tre ali.

Acino: medio-piccolo, ellissoidale Buccia: pruinosa, di colore blu-nero.

Il vitigno Bonarda predilige terreni argillosi e non molto fertili. Si siviluppa bene con potatura mista (Guyot) ma è anche adatto a quella corta.

Il vino ottenuto dal vitigno Bonarda è rosso intenso con riflessi violacei. Il suo profumo è fresco e vinoso, poco tannico, morbido, equilibrato, non molto strutturato ma di buona persistenza.