Il Biancolella è un vitigno a bacca bianca della Campania, che secondo varie fonti, sarebbe di provenienza corsa. Nell’isola francese il vitigno viene allevato con il nome di Petite Blanche, e da qui sarebbe stato introdotto in epoche molto lontane nell’isola di Ischia, altra isola dove è molto coltivato e da dove provengono le prime notizie risalenti alla metà del XIX secolo, quando nel 1868 viene indicato da Guyot tra i più coltivati nell’isola campana e in quella francese, poi confermati da Di Rovasenda e Frojo descriveranno i vitigni coltivati ad Ischia. Bisognerà invece attendere il secolo successivo per avere una descrizione scientifica particolareggiata grazie a De Vermorel e Viala. Alcune fonti riferiscono di una sua iniziale introduzione in Corsica ad opera dei coloni greci del VII e VI secolo avanti Cristo, in particolare dall’isola di Eubea. Il vitigno è abbastanza diffuso in provincia di Caserta e Napoli, con grande concentrazione di superfici vitate ad Ischia.

La Biancolella si presenta con grappoli di medie dimensioni a forma cilindrica, alati e compatti. Le bacche sono di dimensioni medie, a forma sferica che spesso vengono sottoposte a compressione per divenire ovali nella maturità. Un’abbondante pruina ricopre le bucce fini, di colore verde. Le rese sono nella media e abbastanza regolari. I terreni migliori per il Biancolella sono poco fertili, con strati di formazione vulcanica, anche se non ha problemi nei terreni argillosi. I sistemi d’allevamento più utilizzati sono generalmente poco espansi mentre la potatura utilizzata è quella mista. Tra i vantaggi offerti dal vitigno vi sono la resistenza a condizioni climatiche avverse e alle malattie, mentre soffre la peronospora. Viene indicato anche con i sinonimi di Jancolella e Janculella.