Un vino ottenuto dall’uva ben matura della Bianchetta gentile venne citato da Giacomo Agostinetti di Cimadolmo (1679) e indicato come il migliore bianco prodotto all’epoca nel Trevigiano. Purtroppo, la sua fortuna diminuì già all’inizio del secolo successivo, soprattutto a causa della crisi conseguente alla terribile gelata del 1709. Dopo la grave calamità, infatti, i vitigni migliori ma più delicati, tra cui la Bianchetta, non vennero rinnovati, preferendosi varietà più precoci e feconde allo scopo di recuperare più rapidamente le perdite. Fu solo nel corso della prima riunione dell’Accademia di Agricoltura di Conegliano del 1772 che la Bianchetta fu nuovamente e ripetutamente raccomandata (Calò, Paronetto, Rorato, 1996). Francesco Maria Malvolti magnificò le qualità che potevano venir messe in luce da una buona tecnica di vinificazione, che però all’epoca non doveva essere comune. In conclusione, il rev. Antonio del Giudice indicò la Bianchetta come una delle migliori uve da vino, preferendola anche per la costanza della produzione.

Vitigno ad uva bianca, coltivato soprattutto nel Veneto orientale e, in minor misura, in Trentino-Alto Adige.

La Bianchetta si presta benissimo a rifermentazioni siano esse in autoclave oppure in bottiglia in versione frizzante e anche spumante. Dai punti di vista olfattivo e gustativo evidenzia note di mela matura, pesca, timo, origano, vegetale secco in genere e fieno. In bocca si manifesta molto complesso, morbido e persistente. Posticipando la raccolta, e vinificandole in rosso (con la macerazione delle vinacce durante la fermentazione), si ottiene un vino più complesso e con caratteristiche peculiari. Entra nel disciplinare del Prosecco fino ad un massimo del 15% ed in altre Doc della regione Veneto.